Un matto vicino al confine, un vecchio rifugiato sentimentale. Io sono colui che aspetta la fine. Granello in un oceano di sale. trigpim

sabato 3 marzo 2012

si scrive sotto effetto di qualcosa.

Il parquet solcato dai ricordi, impregnato, carico, piegato, levigato, è un sentiero percorso dal ciabattare lento e regolare del vecchio scrittore. Come lui si immagina, vecchio, un raccoglitore di libri, opere letterarie inesistenti. Barba lunga, sfilacciata, occhi severi, coscienziosi e saggi. E' come un proiettore dietro una maschera: le immagini dietro di essa sono puro terrore. Lo scrittore lo guarda dall'alto mentre lo manipola.

Butta tutto, il teatrino, le marionette, le ragnatele. Tremare. Uff...come un bollitore. Schiuma. Ricomincia e va, brucia tutto con il suo fiato mefistofelico. E' riuscito, con molta cura, a creare dei fili di anima, agganciarli a se con degli uncini nel legno della sua pelle e a manipolare se stesso.

Ora, da bravo scrittore, crea un personaggio in grado di tagliare i fili. Qualcuno applaude con sarcasmo.

Sono in grado di scrivere poesia, macchine di tortura acuminate, puntute, mordaci, ora chiedo alle parole di lasciarmi stare un pò, concedermi tregua.

Nascosto, dietro le maschere, c'era un bambino troppo cresciuto, degli occhi strappati via, il fuoco che Prometeo non era ancora arrivato a rubare.

Perchè si scrive? Vanità, mi rimprovero; comunicazione sempre; richiesta? che schifo. Si scrive per lasciare una bella traccia. Mi va bene.

Globe Theatre, London
"Pochi amano sentir parlare dei peccati che amano compiere." (Shakespeare)

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