Un matto vicino al confine, un vecchio rifugiato sentimentale. Io sono colui che aspetta la fine. Granello in un oceano di sale. trigpim

mercoledì 18 gennaio 2012

RaccontoBreve continua...

Gli uomini, lungi dall'esser parte della foresta, passavano il loro tempo vagando per i confini limitrofi, a volte in gruppo, altre da soli. Miravano al vasto oceano blu che circondava per una buona parte la verde casa: potevi trovarne uno intento  a guardare l'acqua salata quasi a ogni ora del giorno.
E ogni tappocorteccia sapeva che fissare insistentemente il mare avrebbe finito per farlo indisporre.
"Non fissate mai il mare negli occhi!" friniva mamma tappocorteccia ai piccoli mentre preparava il nido con foglie di acero miste alla sua bava vischiosa "Potrebbe catturarvi con un onda e divorarvi in sol boccone!". I giovani tappocorteccia non ancora adulti amavano farsi beffa di quella leggenda sfidandosi a chi riusciva a guardare quelle onde ipnotiche più a lungo, ma finivano sempre per darsela a gambe levate al primo schizzo di spuma marina.
Ma gli uomini no. Inspiegabilmente non provavano terrore alcuno e sembravano quasi gioire dell'impeto della schiuma sugli scogli.
Un giorno il più scaltro e bizzarro degli uomini disse: "Perchè non farlo nostro, il mare?". Gli uomini inoltre erano gli unici animali ad avere un linguaggio proprio e pubblico, che non si vergognavano di urlare a pini polmoni per l'intera grandezza della foresta. Il nome di quell'uomo era Occhioluce. Questi esseri impertinenti avevano l'usanza fra di loro di appiopparsi dei nomignoli senza motivo, non erano come tutti gli altri abitanti della foresta che si riconoscevano dall'odore o dal suono che producevano nel calpestare le foglie. Madre e padre di Occhioluce avevano deciso di dargli quel nome per via del costante brillio che portava negli occhi, cosa che in effetti non sarebbe sfuggita neanche al più cieco dei   bucacalda. Occhiolouce aveva infatti la capacità di affascinare ogni essere col suo sguardo limpido, al punto che, gli stregoni degli alaverde, dall'alto delle loro tane arboricole in cima ai più maestosi pini, lo definirono mago o incantatore.

1 commento:

  1. Vedo che te la cavi bene a scrivere, a differenza mia.
    Ed anche con le foto.
    Se passando dalle mie parti vedi qualcosa che non va bacchetta pure ;P
    Ho inserito tutti e due i tuoi blog tra quelli che seguo.
    Ciao.

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