Un matto vicino al confine, un vecchio rifugiato sentimentale. Io sono colui che aspetta la fine. Granello in un oceano di sale. trigpim

martedì 17 gennaio 2012

RaccontoBreve parte 1

-Non vai a dormire vecchio?- chiese Lupo osservando l'anziano sbadigliare di mascella.
-Ancora no...faccio quattro chiacchiere tra me e me...- si fissano.
-...e si, forse scrivo.-

La foresta di Caldobraccio ospitava calde anime al sole. Animaletti bizzarri. C'erano i trinciaterra, grossi cinghialopodi con zanne ricurve verso il basso, setacciavano il terreno per cercare le succulente larve di cui andavano ghiotti, poi vi erano i tremoloni, ben più bizzarri dei trinciaterra, poichè vivevano tutti l'uno accanto all'altro in un grosso nido mobile, come un'impalcatura, e ogni comunità di tremoloni creava il nido a forma di un animale del bosco, così da non essere vittima dei predatori. I più feroci carnivori, ghiotti per l'appunto della carne grassoccia dei tremoloni, erano i spadaossa: questi erano degli esseri allungati e fusiformi, con 4 paia di zampette da rettile e squame blusatre che prendevano il loro nome dalla colonna vertebrale sporgente e affilata con cui affettavano le malcapitate vittime. Poi vi erano i mangiafoglie, i fruttocchi, i cianciani e così via, ma i più interessanti erano senz'ombra di dubbio gli uomini. 
Gli uomini erano pallidi e flaccidi, con 2 braccia e 2 gambe e una testa capelluta. A differenza degli altri animali erano gli unici a coprirsi con la pelle di altri, i più di trinciaterra, e, cosa più importante, non erano in grado di capire il linguaggio della foresta. Benchè alcuni animali si cibassero di altri, tutti loro conoscevano il linguaggio boschivo e, se necessario, come utilizzarlo per comunicare.
Ovviamente anche il più stolto dei pellicciotti avrebbe intuito che cercare di parlare con uno zannalunga mentre sta per mangiarti sarebbe stato inutile, oltre che sgarbato. Così gli animali accettavano delle regole tacite sulla comunicazione, nello stesso modo in cui sapevano che ognuno di loro sarebbe poi stato il cibo dell'altro. Era la legge della foresta, e forse dell'intera natura, e anche il più lento dei pellicciotti l'avrebbe intuito.

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