Un matto vicino al confine, un vecchio rifugiato sentimentale. Io sono colui che aspetta la fine. Granello in un oceano di sale. trigpim

lunedì 2 luglio 2012

Strozzarsi

Di gelosia, di amore, di vomito acido. Un pò tutta la vita. Nessuno a testa alta, tutti, se potessero, appenderebbero il cervello al chiodo ed un cappio alla tua gola, per mostrarti, trionfanti, al resto del villaggio, e poi cibarsi delle tue carni carbonizzate.
Al centro del paese vi è un pozzo, bianco. Non attinge a nessuna fonte, non porta sollievo ai viaggiatori. Ha un fondo, molto buio, anche nel più tremendo dei picchi roventi. La carrucola cigola ogni tanto, alla stessa ora, e tutti la sentono. I più fanno finta di non sentirla.
Allora qualcuno, mentre le case fanno finta di dormire, si avvicina. Sono in tre, o in quattro, e trascinano un sacco. Uno tira su la corda: all'estremità vi è un gancio ricurvo, tremendamente appuntito e lavorato. Tutto d'oro è quel gancio, e risplende alla luna.
Dal sacco tirano fuori una poltiglia bruna, alla notte non si capisce, ma tutti sanno cos'è. Tutti lo sanno ma nessuno parla. La impastano bene e la mettono di lato, poi escono un affare dal sacco, molto grosso, circa un braccio. Lo infilzano al gancio e quella cosa ripugnante ha un brivido. Se qualcuno osasse mai avvicinarsi vedrebbe delle forme sfocate, ma intuibili: mutilazioni cicatrizzate. Le otturano la bocca con quella poltiglia e la calano nel buio.
Il piccolo deve nutrirsi, di sangue e latte.

Oh mamma mia...ma che stavo pensando mentre creavo sta cosa? Ispirazione macabra dell'indicibile. NOnonono...ma come si permettono a rivolgerti la parola? Perchè non mostri me invece? Ma sono cazzi.

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